Lawrence d'Arabia e l'invenzione del Medio Oriente by Fabio Amodeo Mario José Cereghino

Lawrence d'Arabia e l'invenzione del Medio Oriente by Fabio Amodeo Mario José Cereghino

autore:Fabio Amodeo, Mario José Cereghino
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2019-08-27T16:00:00+00:00


All’attacco dei turchi

La sollevazione inizia il 5 giugno 1916, a Medina. Il governo della città, di fatto, è già nelle mani dell’emiro Ali, il primogenito di Hussein. È la ricompensa di Costantinopoli per aver dato manforte a Jemal Pasha con un reggimento di mujaheddin arabi, nel corso della campagna militare turca contro gli inglesi nell’area del Canale di Suez e del Sinai. Feisal e Ali circondano Medina e assaltano la guarnigione ottomana, al comando del generale Fakhri Pasha. Attaccano anche la ferrovia che collega la città a Damasco, milletrecento chilometri più a nord. Ma i ribelli sono disorganizzati, hanno scarsa esperienza militare e vengono rapidamente decimati dalle mitragliatrici turche. Agli arabi mancano soprattutto armi e vettovaglie. Medina resiste, mentre Gedda si arrende agli arabi a metà giugno del 1916, La Mecca a luglio. Cadono poi Lith e Yambo, sul Mar Rosso, grazie anche all’intervento di una squadriglia aerea della Royal Navy. Con soddisfazione, Sir Sykes osserva che lo sceriffo Hussein “ha finalmente bruciato le navi”. Ora bisogna pensare alla “campagna d’estate” contro i turchi, aggiunge. Ma al Cairo lo stato maggiore britannico ha molti dubbi sulle capacità dei ribelli di sostenere una guerra per bande sul lungo periodo.

Negli stessi giorni l’Arab Bureau avverte il Cabinet: le popolazioni locali sono del tutto all’oscuro delle “intenzioni britanniche”, nell’eventualità di una “vittoria definitiva” degli arabi contro l’Impero ottomano. Pertanto, occorre che Londra si esprima “chiaramente e a ogni livello” al fine di evitare il sorgere di “sospetti” tra gli arabi. Bisogna insomma tenersi pronti con una “strategia ben precisa”, da attuare al momento opportuno. Dall’Egitto, nell’estate del 1916, l’Alto commissario britannico Sir Henry McMahon propone quindi di consegnare a Hussein “centoventicinquemila sterline al mese”, ma solo fino alla fine dell’anno. A quel punto sarà possibile valutare “le future necessità” dello sceriffo in termini di “rifornimenti e armi”. Il monarca di Hedjaz, sottolinea McMahon, ha bisogno di danaro per “pagare e nutrire le sue truppe e le tribù amiche”. Il suo “successo” contro i turchi dipende dall’“assistenza britannica”. Non a caso, nei sei mesi precedenti ha già ricevuto da Londra la cifra record di duecentottantamila sterline. Hussein dispone di quindicimila combattenti. Stando agli inglesi, però, hanno una “natura sostanzialmente volatile”. In ogni modo, lo sceriffo della Mecca è in grado di trasmettere informazioni preziose agli agenti britannici. Stima infatti che in Siria vi siano diecimila tedeschi, quindicimila turchi e dodicimila siriani, mentre a comandare le truppe siriane sono soprattutto gli ufficiali ottomani.

Già, i tedeschi: l’intelligence britannica riferisce che Berlino guarda con diffidenza crescente all’alleato turco. Se l’Impero ottomano finisse per essere “smembrato”, allertano gli 007 di Sua Maestà, il Reich s’impossesserebbe dell’Armenia e della stessa Anatolia per compensare la perdita delle sue colonie africane. Ma per la Germania il vero problema è un altro: Guglielmo II non può abbandonare la Turchia al suo destino. Almeno per il momento. Sono enormi i capitali tedeschi investiti a Costantinopoli nei vent’anni che hanno preceduto lo scoppio della Grande guerra. Senza contare che la Deutsche Bank partecipa con ben trecento milioni di marchi alla Baghdad Railway Company.



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